“La droga era per uso personale, non era destinata allo spaccio”. La tesi difensiva (avvocato Antonino Zichittella) è stata accolta dal giudice (Matteo Giacalone) che ha assolto, con la formula “perché il fatto non sussiste”, il 37enne petrosileno Giuseppe Bonafede dall’accusa di detenzione di sostanza stupefacente a fini di spaccio.
Con questa contestazione, Bonafede era stato arrestato nell’ottobre 2017, dopo un controllo effettuato nella sua abitazione dai carabinieri, che nel corso di una perquisizione domiciliare trovarono i 12 grammi di cocaina.
“La droga, però – ha fatto notare l’avvocato Zichittella – non era suddivisa e confezionata in dosi. Quindi, non c’erano gli elementi per affermare che era destinata allo spaccio. Era per uso personale. Bonafede, inoltre, dispone di buone risorse finanziarie. Non ha bisogno di spacciare”. Per Bonafede (attualmente, sotto processo, in Tribunale, per estorsione, insieme al 32enne Gaspare D’Aguanno), il pm aveva chiesto la condanna dell’imputato a un anno e 8 mesi di carcere e a 10 mila euro di multa. Il controllo nell’abitazione di Bonafede fu effettuato durante uno servizio antidroga finalizzato al contrasto della detenzione e dello spaccio di sostanze stupefacenti. La cocaina fu trovata dentro una bustina in cellophane. Nella cucina, continuava la nota dei CC, “tre bottiglie utilizzate verosimilmente per assumere crack - una sostanza direttamente ricavabile dalla cocaina - e del bicarbonato, utilizzato solitamente per tagliare lo stupefacente”.