E’ una storia abbastanza complicata quella che vede davanti al giudice delle udienze preliminari di Marsala, Annalisa Amato, sei persone imputate in un caso di truffa, estorsione e fucilate.
Cominciamo dalle fucilate: sono state sparate contro l’abitazione del pregiudicato petrosileno Marco Buffa, 45 anni, (nella foto) presunta vittima e presunto carnefice.
I fatti risalgono al 2014, ma finora non se ne è saputo nulla. Buffa, difeso dall’avvocato Luisa Calamia, è accusato di truffa ed estorsione in danno di una coppia marsalese, Ignazio D’Alberti, di 66 anni, e Paola Giovanna Sciacca, di 60, abitanti in contrada Ventrischi.
Anche loro sono imputati. Ma con altre accuse. Ignazio D’Alberti, insieme ai fratelli Aldo Cosimo (detto “Uccio”) e Francesco Vinci, rispettivamente di 50 e 29 anni, entrambi residenti in contrada Cozzaro, alla periferia di Marsala, sono accusati di avere esploso colpi di fucile contro l’abitazione di Marco Buffa e Cecilia Cinzia Alagna.
I reati contestati in concorso sono minaccia aggravata, porto illegale di arma da fuoco (un fucile marca Breda calibro 12) in luogo pubblico ed “esplosioni pericolose sulla pubblica via”.
Il fatto risale 26 settembre 2014. Alla moglie di D’Alberti è contestato, invece, il reato di autocalunnia. A fine dicembre 2014, infatti, dichiarò ai carabinieri di Petrosino di essere stata lei a sparare.
Adesso, davanti al gup, D’Alberti e Sciacca hanno chiesto di patteggiare la pena, rispettivamente ad un anno e ad otto mesi di reclusione. La coppia sarebbe stata accecata dall’ira per la truffa e l’estorsione subita, sempre secondo l’accusa, da Marco Buffa.
La truffa sarebbe stata commessa dal pregiudicato petrosileno (arrestato lo scorso 19 aprile nell’operazione antimafia “Annozero”) insieme al mazarese Giovanni Giacalone, di 42 anni.
I due, in concorso tra loro, nell’aprile 2014, “con artifici e raggiri”, avrebbero fatto credere a D’Alberti e Sciacca di poter ottenere un finanziamento di 200 mila euro, riuscendo in tal modo a spillare loro, a più riprese, ben 15 mila euro.
Del finanziamento, naturalmente, neppure l’ombra. Il solo Buffa, inoltre, è accusato di estorsione e danneggiamento. Sempre in danno dei coniugi D’Alberti. In data successiva al settembre 2014, si sarebbe fatto consegnare 5.500 euro con la minaccia che avrebbe buttato loro addosso dell’acido. Acido che avrebbe gettato sull’auto (Fiat Punto) della coppia.
Buffa e Giacalone hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato e per loro il pubblico ministero Antonella Trainito ha invocato la condanna a quattro anni di carcere. Mentre per Aldo Cosimo e Francesco Vinci, il pm ha chiesto il rinvio a giudizio. A difendere questi ultimi sono gli avvocati Stefano e Andrea Pellegrino, che hanno chiesto il “non luogo a procedere”. Gli altri legali impegnati nel procedimento, ci sono Carlo Ferracane (per D’Alberti e Sciacca) e Leo Genna (per Giacalone).