Quando si voterà per le comunali di Castelvetrano?
La momentanea incertezza è determinata unicamente dal fatto che la data per le amministrative dei comuni dell’isola è stata decisa dalla Regione Siciliana (il prossimo 28 aprile, come abbiamo scritto qui), mentre l’eventuale inclusione dei comuni in cui il periodo di commissariamento per mafia non è ancora terminato, spetta al ministero dell’Interno, che con ogni probabilità deciderà di far votare anche Castelvetrano il 28 aprile. Al momento in cui scriviamo però, il governo di Roma non si è ancora espresso, anche se la conferma potrebbe avvenire a giorni. Ecco perché l’elenco della Regione Siciliana non lo comprende.
Ma le indebite conclusioni sul voto a novembre, che un sito locale aveva spacciato addirittura come ufficiale, hanno praticamente creato il panico, soprattutto a coloro che non vedono l’ora di tornare a Palazzo Pignatelli (per amore del bene comune, s’intende).
Ecco allora che Giovanni Lo Sciuto, alleato dell’ex sindaco Errante e sostenitore di Luciano Perricone nella campagna elettorale per le amministrative del 2017 (abortite dallo scioglimento per mafia), annuncia che scriverà a Salvini per far tornare al voto i castelvetranesi entro giugno del 2019.
Mentre Alessandro Quarrato, ex portavoce di Errante ed una delle colonne portanti del comitato “Orgoglio Castelvetranese”, reagisce con un video in cui dice che i castelvetranesi sarebbero stati puniti ingiustamente perché considerati culturalmente diversi, non meritevoli di avere un sindaco.
Insomma, il paradigma è semplice: Caro Salvini, i cittadini hanno bisogno della democrazia. E una buona parte del “popolo” si riconosce in questa richiesta, convinta che in un comune sciolto per mafia i problemi principali siano le buche, la carenza di illuminazione e le strade chiuse che limitano il traffico.
Ecco, il traffico. Proprio come nel film “Johnny Stecchino”, la piaga peggiore.
Peccato invece che il comune sia stato sciolto per accertate infiltrazioni mafiose. E, tra i risultati del commissariamento, al netto dei tanti problemi scaturiti dalla gravissima situazione finanziaria, ci sarebbe dovuto essere quello di una maggiore consapevolezza della cittadinanza per un uso più attento della democrazia. Una consapevolezza per altro già agevolata dalle diverse operazioni antimafia degli anni precedenti.
L’effetto non è stato quello sperato. La sensazione è che alcuni gruppi, spesso legati al vecchio potere politico, si siano messi di traverso sin dall’inizio, veicolando con successo delle convinzioni completamente diverse e cavalcando politicamente le innegabili criticità legate al degrado ed ai disservizi.
Il risultato è stato molto diverso: meglio un sindaco qualsiasi che i commissari.
Ha vinto la pancia, il bar. E se il bar vuole votare ad aprile, non c’è alcun motivo per cui Salvini dovrebbe opporsi.
Egidio Morici