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18/07/2019 06:00:00

AcquaSal allo Stagnone. Un progetto controverso. Altro dibattito per capire cos’è

Continua ad essere molto discusso e “discutibile” il progetto Acqua.Sal, di acquacoltura nella Riserva dello Stagnone di Marsala.


Un progetto strano, avallato dall’amministrazione Comunale guidata dal sindaco Alberto Di Girolamo, contrastato da esperti e cittadini, su cui Legambiente prima era contraria e poi ha cambiato idea.


Oggi si torna a parlare di AcquaSal, dello Stagnone, di come difenderlo, in un incontro pubblico organizzato dal Circolo Arci Scirocco. La valutazione che dà il circolo al progetto non è positiva.


“Generalmente un impianto di allevamento di pesci, genera enormi quantità di rifiuti: cibo non consumato, escrementi, plancton, batteri, deiezioni, disinfettanti che potrebbero intossicare anche la fauna selvaggia e la flora che circonda l’impianto. Non è noto e desta molta preoccupazione, se Acqua.Sal sia stato sottoposto a Valutazione di Incidenza Ambientale, procedura che garantisce la salvaguardia ambientale al fine di garantire il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la conservazione degli habitat e delle specie e l’uso sostenibile del territorio”.


E infatti sono molti i dubbi e le criticità di quest’opera. Ci si chiede, una volta terminati i fondi europei, come si finanzierà l’impianto e le strutture? Saranno abbandonati come molti progetti europei? Chi selezionerà il personale che lavorerà presso l’impianto? E ancora se le Saline Genna sono pubbliche oppure private? Che fine faranno i fenicotteri rosa, le anatre e la garzetta che vivono e svernano anche nelle vasche delle Saline Genna?
Per tentare di rispondere a queste domande, ai tanti dubbi e perplessità che genera un progetto che cambierebbe il volto alla riserva, è stato organizzato un dibattito per oggi, giovedì 18, alle 19 alla Terrazza San Francesco. Interverranno Simona M. Adele Paladino ( Arci Scirocco) Daniele Nuccio (consigliere comunale) Enzo Sciabica (naturalista) Riccardo Rubino (redazione Il Vomere) Chiara M. Matilde Paladino (Antudo) Giuseppe Donato Massimo Fundaró (presidente di ECO' associazione ambientalista) Antonella Ingianni (Biologa).


L’incontro segue quello di qualche settimana fa in cui sono stati illustrati i “benefici” del progetto. Ma in quell’occasione sono state avanzate molte delle perplessità che sono ancora in piedi.
Il progetto ha vita nel novembre 2017, quando il Dipartimento regionale della Pesca Mediterranea ha pubblicato una “Manifestazione di interesse” per selezionare Soggetti pubblici che potessero attuare un programma di recupero, conservazione e valorizzazione dello Stagnone di Marsala e delle Saline, mediante la funzione di "Presidio Ambientale" da parte dell'Acquacoltura. Il Comune di Marsala (capofila) e Libero Consorzio comunale (quale Ente gestore della Riserva, a garanzia della sostenibilità e della fattibilità degli interventi programmati) - con il supporto scientifico del Consorzio Universitario di Trapani (Istituto di Biologia Marina, per l’esperienza nell’acquacoltura a basso impatto ambientale), nonché con la collaborazione del Gal Elimos e del FLAG Trapanese - hanno elaborato la proposta progettuale “ACQUA.sal”, presentando una richiesta di finanziamento di oltre 1 milione e 200 mila euro al Dipartimento della Pesca Mediterranea.


Contrario al progetto di acquacoltura allo Stagnone è il consigliere comunale Daniele Nuccio, e non è l’unico di Sala delle Lapidi, che ha chiesto la verifica della valutazione di compatibilità con il piano di gestione delle zone S.I.C e Z.P.S, la compatibilità con il regolamento della Riserva, e la Valutazione Incidenza Ambientale.


Secondo Nuccio, infatti, c'è il concreto rischio di compromettere il delicato equilibrio della Laguna dello Stagnone dal momento che queste attività rischierebbero di avere un impatto ambientale devastante, come già accaduto in passato nel nostro territorio.
La nostra redazione ha contattato e chiesto il parere del biologo Silvano Riggio, docente di Ecologia all’Università di Palermo ed uno dei massimi esperti dello Stagnone, il quale in prima battuta ha detto che "è una follia, un errore madornale, un progetto del genere perché lo Stagnone è già un ecosistema estremamente fragile che oggi vive per combinazione, grazie gli apporti che ha e al sistema di acqua che si muove e che lo mantiene in vita, unicamente grazie al ricambio dovuto ai venti". Ma dopo aver letto il progetto Riggio ha cambiato idea per via del fatto che l'acquacoltura sarebbe estensiva, non intensiva, con fauna ittica della laguna e non introdotta. Dello stesso avviso è l'architetto paesaggista Pietro Pedone che dopo un primo scetticismo sostiene che il progetto "sia una opportunità di crescita culturale e di pratico operativa consapevole sull’idea di tutela dinamica che rinnega approcci antistorici e trova nel “dinamismo conservativo” della identità del sito".


E’ cauta sul progetto anche la biologa Antonella Ingianni, secondo cui non ci si può basare senza dati scientifici e soprattutto che il progetto necessita di una valutazione di incidenza ambientale che non c’è.
Divisi gli ambientalisti. Da una parte Legambiente, come ha riferito la presidente del circolo di Marsala, Letizia Pipitone, ha cambiato idea. Prima erano contrari, adesso sono favorevoli perchè si tratterebbe di “un progetto che ha due ricadute positive sul territorio. Il ripristino della salina Genna e la realizzazione di un laboratorio scientifico universitario a Villa Genna”
D’altra parte c’è il referente di Ecò, Massimo Fundarò, che nutre molte perplessità: Il progetto mi sembra solo per spendere i soldi, più del 25% del progetto è tutto in consulenze. Non si comprende se è una cosa che potrebbe avere uno sviluppo industriale, perché parlano di uno spin-off, e la cosa grave è che potrebbe estendersi anche in altre zone dello stagnone. Tra l’altro su questo atteggiamento della Regione, secondo la quale i soldi dell’Unione Europea devono essere spesi altrimenti tornano indietro, ho spiegato al dirigente regionale con il quale abbiamo avuto uno scontro verbale, che da quindici anni l’Unione Europea spende fondi per uscire dall’Obiettivo Uno, per produrre occupazione, per rilanciare la Sicilia. Non ci sono riusciti e vuol dire che questi fondi sono stati spesi male”.