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23/07/2019 07:35:00

Marsala, il muratore morto dentro la piscina del senatore Pietro Pizzo. Caso archiviato

 Si è chiuso con un’archiviazione (chiesta dal pm Anna Cecilia Sessa e accolta dal gip Annalisa Amato) il caso del procedimento penale avviato, due anni fa, per omicidio colposo, a carico dell’ex senatore socialista Pietro Pizzo dopo la morte, per caduta dentro la piscina semivuota del politico, del 76enne muratore Gaspare Greco.

La vicenda è stata raccontata da Tp24 in un articolo che potete leggere cliccando qui.

Alla richiesta di archiviazione si erano opposti i figli dell’anziano muratore, assistiti dall’avvocato Vincenzo Forti. Gaspare Greco fu trovato privo di vita sul fondo della piscina il 27 aprile 2017, tra le 11.30 e le 11.45.

La vittima era “prona” in appena 50 centimetri d’acqua. Greco si era recato nell’abitazione di via Mazara dell’ex senatore Pizzo per eseguire alcuni lavori di manutenzione proprio a bordo piscina. Poi, però, non si sa se per un improvviso malore o perché ha perso l’equilibrio, magari inciampando in qualcosa, vi è caduto dentro, sbattendo il petto sul fondo e fratturandosi lo sterno. Alla caduta non avrebbe assistito nessuno. Ad accorgersi dell’uomo sul fondo della piscina fu un altro operaio impegnato in altri lavori. Poco più di un mese dopo, ai primi di giugno 2017, il figlio Nicola Greco presentò una denuncia/querela contro l’ex parlamentare marsalese, ipotizzando la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. E in settembre, chiese alla Procura la riesumazione del cadavere per poter eseguire l’autopsia. L’esame autoptico, fu eseguito in novembre, circa sei mesi dopo la morte, dal dottor Livio Milone (consulente della difesa: Paolo Procaccianti), ma non è servito a chiarire l’esatto motivo del decesso. A difendere l’ex senatore Pizzo sono stati gli avvocati Giacomo Lombardo e Arianna Rallo, che dichiarano: “Siamo molto soddisfatti dell’onestà intellettuale della Procura, che non ha lasciato nulla al caso. Non c’è stato nesso di casualità tra la morte di Greco ed eventuali responsabilità di Pizzo. L’avvocato Vincenzo Forti, però, evidenzia con forza il “ritardo con cui sono stati chiamati i soccorsi”. Sottolineando, come già fatto dai due figli della vittima nell’opposizione all’archiviazione, che non è chiaro se Gaspare Greco, quando il suo corpo fu notato, fosse già morto. La “parte offesa”, infatti, fa notare che “il lasso di tempo trascorso prima della chiamata al 118 va dai 26 ai 41 minuti”. Il corpo, infatti, fu notato tra le 11.30 e le 11.45, mentre secondo il Dipartimento Prevenzione Infortuni dell’Asp, che ha acquisito il file audio del 118, la richiesta di soccorso “partì da un'utenza riconducibile a Pizzo Pietro alle ore 12:11”. Ed è proprio su questo punto che insiste l’avvocato Vincenzo Forti che evidenzia che il noto uomo politico marsalese, prima di chiamare i soccorsi, chiamò al telefono l’amico Aldo Fratelli e l’avvocato Arianna Rallo. “Perché Pizzo non chiamò immediatamente i soccorsi come impone la legge?” chiede il legale.