Sono Diego Maggio, avvocato, fino al 2018 dirigente della Provincia, scrittore, cultore della marsalesita' e in particolare della tradizione vitivinicola. Sono anche tante altre cose messe insieme.
Amo la bellezza, quella che sprigiona dalle piccole cose di una quotidianità fatta di percezione reale e non solo di speranza. La mia città, Marsala, è chiamata ad una grande scelta nel 2020. Non di meno, siamo tutti chiamati con senso di responsabilità e di partecipazione ad esprimere, attraverso opinioni e idee, la visione di una città che vorremmo fosse - non solo per ampiezza e numero di abitanti - davvero la quinta essenza della Sicilia. Poche e semplici le regole: intanto il decoro urbano, sempre più da lasciare alla sponsorizzazione dei privati. E il verde che, se curato, darà il senso dell'armonia. Pochi sono gli alberi, molti vetusti e mal curati: il polmone verde di Marsala non c’è e, quando c’è, è lasciato all’incuria.
Sono da creare spazi pubblici belli che possano incorniciarsi come cartoline da spedire via social agli amici, ai parenti, ai figli lontani.
Non è un optional il garantire alla città la normalità di strade pulite, infiorate, illuminate. Rendere il Complesso Monumentale San Pietro il luogo dove la cultura si fonda alla bellezza di un centro storico che dovrà essere attrattiva per turisti in cerca di storia e buon cibo.
Mi sono detto, troppe volte, che la vera rivoluzione non è chiedere alla luna di essere il nostro faro. La vera rivoluzione è ritornare a quello che oggi ci pare straordinario. Poche cose ma essenziali.
Il vino, che rappresenta la nostra storia, deve essere al centro di incontri e studi, di convegni e di circuiti in grado di attrarre gli amanti dell’enogastronomia, specialmente nei luoghi rurali, a contatto diretto con i vigneti. Non posso, qui e subito, parlare delle tante idee che ho messo nero su bianco scandagliando angolo per angolo della nostra Marsala, dal centro alle periferie: sempre più, queste, scollate dal tessuto urbano, e sempre meno rese partecipi del vissuto cittadino.
Nessuno me ne voglia, ma non sarà la ricorrenza della Madonna di una contrada che renderà soddisfatti chi vi abita. Non è la festa di una settimana, seppure condita con cabaret e dolci, a rendere viva e vivibile quella borgata.
I quartieri popolari non possono vivere di promesse e di premesse, entrambe mancate: nessun luogo aggregativo, nessuna sensibilizzazione e conseguente lotta alla dispersione scolastica. Nascere poveri non può essere una condanna, il riscatto sociale è il dovere morale di una buona Amministrazione che ha a cuore i suoi cittadini. Non ci sono bacchette magiche, ci sono buone pratiche. E poi ci sono le persone che quelle buone pratiche le mettono in atto.
Diego Maggio