“Quei mobili sono anche miei. E quindi me li prendo”. E’ quanto avrà pensato un uomo di Petrosino, V.B., di 48 anni, che nel marzo 2018 era stato condannato dal Tribunale di Marsala a otto mesi di reclusione, nonché a 300 euro di multa, al pagamento delle spese processuali e al risarcimento danni alla parte civile, in quanto ritenuto colpevole di furto per essersi appropriato, tra il 2011 e il 2012, di mobili, suppellettili ed effetti personali che erano nell’abitazione coniugale assegnata all’ex moglie, dopo la separazione, dal Tribunale.
Adesso, però, V.B., difeso dall’avvocato Leo Genna, è stato assolto “per insussistenza del fatto” dalla terza sezione della Corte d’appello di Palermo.
L’avvocato Leo Genna nel processo ha evidenziato che è molto difficile stabilire, a distanza di tanto tempo, quale parte del mobilio e altri oggetti sono stati presi dall’imputato e soprattutto chi fosse il reale proprietario. E questo perché, spesso, la casa in cui va a vivere una coppia viene arredata a spese dei genitori dell’uno o dell’altro coniuge. V.B., pertanto, potrebbe avere portato via i mobili che gli erano stati comprati dai suoi genitori. Mobili che non voleva certo lasciare in “eredità” all’ex moglie.