L'indifferènza. In filosofia, stato tranquillo dell’animo che, di fronte a un oggetto, non prova per esso desiderio né repulsione; o che, di fronte all’esigenza di una decisione volontaria, non propende più per l’uno che per l’altro termine di un’alternativa. Nell'accezione religiosa del buddismo, giainismo e induismo, il nirvana.
Quest'ultimo è il raggiungimento della mancanza del desiderio ché è il motivo del dolore. Per farlo necessita eliminare tre difetti capitali la brama, l'illusione e l'odio. Altrimenti continuerà il samsara, ossia il ciclo delle vite. Si è prossimi al Natale e per il cattolicesimo l'indifferènza è sicuramente comportamento biasimevole. Lo è quando non abbiamo empatia per il prossimo, per i nostri fratelli emigranti africani e non solo.
Gli abitanti del continente nero e le loro sofferenze le conosciamo benissimo per vicinanza geografica che rende la nostra nazione attraverso la rotta mediterranea luogo d'approdo naturale. Il Natale ha regalato anche se in ritardo di oltre un anno la revoca dell'abominio dei decreti sicurezza Salvini, con la reintroduzione della protezione umanitaria, oltre a quelle internazionali e sussidiarie. Indifferenza per i più deboli, emarginati e poveri oltre gli immigrati. Per gli uomini di colore nei ultimi anni neanche più il disinteresse, si è generato l'odio.
Giova rammentare che l'essere umano è l'erede degli "ominidi", i cui ritrovamenti sono avvenuti in Africa. Ai giorni attuali la noncuranza delle tre semplici regole anti Covid 19 ci ha condotti nella seconda ondata in termini più tragici di quelli che si sarebbero affrontati comunque. Sempre presente il distacco dalla "res publica". L'impassibilità nel significato cattolico va certamente eliminata. Diversamente diventeremo come i fratelli del romanzo di Alberto Moravia ,"gli indifferenti".
Vittorio Alfieri