Sarebbe stata una vita d’inferno quella vissuta da una giovane marsalese (S.C.) nel periodo in cui conviveva con il 22enne Giacomo Minolfo, processato per maltrattamenti in famiglia, lesioni personali, violenza privata, violenza sessuale e sequestro di persona, e adesso condannato per i primi tre reati a tre anni ed ottomila euro di risarcimento danni.
La sentenza è del Tribunale di Marsala. Nella sua requisitoria, il pubblico ministero Marina Filingeri, invocando una condanna a 3 anni e 7 mesi, ha affermato che i reati di violenza sessuale e sequestro di persona (segregazione tra le mura di casa) non sono stati provati.
Nel processo, S.C. si è costituita parte civile. Ad assisterla è stato prima l’avvocato Marco Perrone e poi il collega Salvatore Albigiani. A difendere l’imputato, invece, è stato Fabio D’Anna. Le violenze sarebbero iniziate alla fine del 2016, quando il giorno di Santo Stefano, nel corso di una lite, il Minolfo avrebbe selvaggiamente picchiato la compagna: calci all’addome e pugno in volto. Le altre contestazioni, invece, sono datate aprile 2017. Teatro dei fatti sarebbe stata un’abitazione di contrada Misilla, nell’entroterra di Marsala, anche se Minolfo risulta residente nel centro storico, dove è cresciuto. Dal 2 al 14 aprile 2017, inoltre, secondo l’iniziale accusa, la compagna sarebbe stata sequestrata in casa. Il 2 aprile, in particolare, calci e pugni all’addome. Poi, anche un pugno in volto. Dieci giorni dopo, con coltello da cucina e cacciavite l’avrebbe ferita alla coscia sinistra. Le avrebbe, infine, anche controllato il telefono e il profilo facebook. Fin quando, disperata, la ragazza non trovò il coraggio di denunciare alla polizia quanto sarebbe stata costretta a subire.