E’ ormai alle battute finali, davanti al Tribunale di Marsala, il processo ad un 49enne marsalese (G.L.) accusato di avere violentato la nipote minorenne per almeno sei anni. Tra due settimane, infatti, verranno ascoltati gli ultimi testimoni e l’imputato.
Poi, sarà il turno del pubblico ministero, che terrà la sua requisitoria. A metà febbraio, in aula, sono state di scena due psicologhe, una consulente del pm e l’altra perito nominato dal gip per l’incidente probatorio. Entrambe hanno confermato le loro relazioni già depositate in sede incidente probatorio sulla capacità di testimoniare della giovane che sarebbe stata abusata. E che la ragazza “ha capacità di rendere testimonianza” lo aveva affermato, nel luglio 2017, la psicologa (Maria Cristina Passanante) nominata dal gip Francesco Parrinello per l’incidente probatorio (udienza in cui si cristallizzano le dichiarazioni di vittime, testimoni e periti ai fini del processo). Teatro dei fatti sarebbe stata un’abitazione del centro cittadino.
Il presunto “zio-orco” avrebbe ripetutamente abusato sessualmente della nipote (la figlia della sorella) sin da quando questa aveva undici anni. Un incubo che per la giovane, che adesso ha 25 anni, sarebbe finito - non senza, però, conseguenze psicologiche che la segneranno per tutta la vita – intorno ai 17 anni.
Il procedimento penale scattò quando la vittima, qualche tempo dopo avere raggiunto la maggiore età, trovò la forza di confidarsi con la madre, raccontando quanto aveva dovuto subire e sopportare. Dopo lunga riflessione, quindi, si decise di sporgere denuncia. La giovane ribadì le sue accuse davanti al gip Parrinello il 6 maggio 2017 nel corso del primo “incidente probatorio”. Allora, rispondendo anche alle domande del pm Niccolò Volpe, la ragazza, non senza sofferenza psicologica, raccontò gli abusi di cui sarebbe stata vittima per sei lunghi anni. In aula, erano presenti anche il difensore dell’imputato, l’avvocato Chiara Bonafede, e i due legali della “parte offesa”, gli avvocati Salvatore De Blasi e Giovannella Maria Licari.