Se diciamo blu pensiamo al mare, l’estate del resto è iniziata, c’è un turismo che ha deciso di stanziare in Sicilia per un bel pò. Le nostre coste sono da sogno, sui servizi l’Isola è spaccata a metà: la parte orientale ben messa, quella occidentale è ancora cavernicola.
Chi arriva nella zona del trapanese visiterà San Vito Lo Capo quasi sicuramente, Scopello, le Egadi, una puntatina a Marsala e Trapani, magari si sposterà verso Palermo e Agrigento ma difficilmente passerà per Siracusa o Ragusa, idem per chi arriva dall’altra parte. I trasferimenti sono da terzo mondo e in macchina ci vogliono troppe ore.
Abbiamo il mare che fa invidia a molti, non abbiamo i servizi, i lidi pensano di essere all’avanguardia ma basta spostarsi in Calabria per capire cosa significhi accoglienza. Molte falle, molte inadempienze. E’ un turismo fatto alla buona, lo dicono i numeri: le strutture dei B&B sono più degli hotel, non ci sono villaggi per accogliere famiglie e ci sono pochissimi hotel a 5 stelle ( eppure il turismo di lusso esiste e viene praticato ad esempio in Puglia).
Come scegliere il mare più pulito? C’è uno strumento istituzionale, basta collegarsi al sito portaleacque.salute.gov.it , che fa capo al Ministero della Salute, per verificare lo stato di balneabilità della località dove si andranno a fare le vacanze.
Ma se vi collegherete troverete che l’ultimo report è del 2019, se ci cliccate non si apre alcuna pagina. Sul sito bandierablu.org si riesce ad andare nel dettaglio: è Menfi, in Sicilia occidentale, ad avere goduto quest’anno del riconoscimento della bandiera blu, mentre per la parte orientale ci sono Ragusa con Ispica, Pozzallo, Marina di Ragusa e Modica; Messina con Tusa, Santa Teresa, Ali terme, le Eolie, Roccalumera.
Ha ottenuto la bandiera blu come approdo turistico Capo D’Orlando.
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Ci sono però tanti, troppi, Comuni del Sud che ancora non hanno un adeguato impianto di depurazione, in questo la Sicilia detiene la maglia nera.
Il dramma per il Mar Mediterraneo, che ha la maggiore presenza di specie protette e con un ecosistema da tutelare, sono le microplastiche. L’emergenza climatica ha fatto innalzare la temperatura del mare mettendo a rischio molte specie, l’uomo può agire ed evitare questi disastri? Si, lo può fare con comportamenti attenti, c’è una miriade di Cotton fioc che si arena sulle spiagge o finisce direttamente in mare, questo significa che c’è chi li getta dentro al water mentre andrebbero nell’indifferenziato.
Bicchieri e bottiglie in plastica, gomme di auto, carcasse di auto, tutto finisce in fondo al mare. C’è uno sfruttamento del Mediterraneo che sta facendo scomparire molte specie ittiche, anche qui il comportamento corretto sarebbe quello di acquistare il pescato del giorno e in maniera artigianale.