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03/01/2022 06:37:00

Droga a Trapani: ecco i nomi della banda della pizzeria. La concorrenza, le aggressioni ... 

Hanno suscitato molto interesse, a Trapani, gli arresti effettuati dai Carabinieri il 30 Dicembre scorso, con cinque persone fermate per un giro di cocaina e hashish. Le indagini sono partite dalle minacce ad un esercente. Ed oggi Tp24 è in grado di ricostruire i particolari della vicenda ed i nomi dei soggetti coinvolti. 

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 Il suocero del titolare di una pizzeria di asporto di via Archi, a Trapani, aprendo il locale nota che la saracinesca è imbrattata di liquido biancastro. Scorge anche un biglietto dattiloscritto. Il contenuto, minaccioso, è rivolto al titolare che viene invitato a parlare di meno, altrimenti gli autori del messaggio non ci avrebbero pensato due volte a passare alle maniere forti.

Indagando su questo "avvertimento", i carabinieri di Trapani concentrano la loro attenzione su Salvatore Di Pietra e suoi suoi familiari. La vittima, infatti, aveva prestato attività lavorativa presso la pizzeria Stadium gestita da Salvatore Di Pietra e in passato aveva avuto contrasti con un suo nipote, sfociati poi in un procedimento penale.

I militari dell' Arma scoprono così un vasto giro di sostanze stupefacenti, cocaina e hashish, messo su da Salvatore Di Pietra e dal figlio Emanuele Pio che agiscono, però, in maniera differente. Il padre opera da solo. E' lui a cedere di persona la droga agli acquirenti. In luoghi concordati telefonicamente o nei pressi della sua attività. Il figlio, invece, può contare sulla collaborazione di due soggetti ben inseriti nel mondo della microcriminalità. Sono Giuseppe San Brunone e Francesco Incarbona.

La loro base d'appoggio diventa il rione denominato Rifugio tra la via Del Cipresso e la via Della Zagara. Lì operano in un garage, praticando una fessura sulla saracinesca per cedere la droga agli acquirenti. Gli affari vanno bene a tal punto che entrano in contrasto con la concorrenza. In particolare con soggetti del Rione San Giuliano che accusano i tre di praticare prezzi troppo bassi ( 50 euro una dose di cocaina, 5 euro una dose di hashish) e di soffiargli, pertanto, i clienti.

A pagarne le conseguenze è Francesco Incarbona che subisce una aggressione con un fucile da sub.

La banda, però, non fa alcun passo indietro. Vuole il monopolio. Emanuele Pio Di Pietra, parlando con un amico, avverte i concorrenti: è in possesso di un'arma da fuoco ed è pronto a “scarrerrarla” su tutta la via Ciullo D'Alcamo, in caso di nuove aggressioni. Nel frattempo, però, ha una grana da risolvere. Un acquirente inadempiente. A lui fa pervenire un messaggio inequivocabile, tramite Ignazio Cangemi: se non paga il debito si impossessa del suo ciclomotore. La collaborazione con San Brunone e Incarbona dura poco. Di Pietra li rimpiazza proprio con Ignazio Cangemi.

Il modus operandi di Salvatore Di Pietra, secondo quanto emerso dalle indagini, è, invece, differente da quello del figlio. Quest'ultimo, infatti, cedeva droga ad acquirenti finali. Il padre, invece, la cui attività ruotava attorno alla pizzeria Stadium, vendeva a soggetti che a loro volta cedevano la droga al dettaglio.