Potrebbe costare 100 milioni di euro in più, rispetto ai circa 400 del progetto (sballato) iniziale, il mega centro direzionale della Regione Sicilia. Pur essendo quasi impossibile portarlo a termine ogni tanto salta fuori lo stesso. Ne avevamo parlato l’ultima volta a metà aprile e, ancor prima, durante i primi giorni di marzo, quando avevamo descritto come, nonostante fosse un malato terminale, avesse,comunque, fatto bruciare ben 3 milioni di euro a carico delle tasche dei siciliani.
UN PROGETTO NATO MALE PER UNA BUONA IDEA - Se l’idea di abbattere i fitti, concentrando tutti gli uffici regionali - sparpagliati qua è là nel capoluogo siciliano - con i relativi costi di locazione che si aggirerebbero tra i 7 ed i 10 milioni di euro l’anno - potrebbe essere sensata, l'applicazione concreta non lo è stata. In primo luogo il progetto iniziale con le tre torri sarebbe dovuto nascere su un terreno di cui la Regione non è proprietaria (la zona di via Ugo La Malfa, nei pressi dell’assessorato all’Ambiente). Problematica che renderebbe del tutto inutilizzabile il vecchio progetto, ideato per quell’area specifica e che è già costato quasi tre milioni di euro (2,7 milioni). La rimodulazione dello stesso, infatti, prevede la ricerca di una nuova area con la collaborazione del Comune di Palermo.
UNA RIMODULAZIONE A ‘PERDERE’ - Il Governo siciliano ha, nel frattempo, dovuto riconoscere i costi di progettazione ai professionisti che avevano redatto il mega progetto da 425 milioni di euro. Costi per circa 18 mila euro ciascuno ai sei tecnici , membri della Commissione che ha giudicato i progetti pervenuti, dopo il bando pubblico, tra il 2020 ed il 2021. Le spese sono saltate fuori dopo una specifica interrogazione, fatta all’Ars, dal gruppo parlamentare del Pd e sono state certificate dall’assessore alle Infrastrutture, Alessandro Aricò. Come se non bastasse, il dissanguamento per le casse regionali potrebbe essere addirittura superiore: c’è già certezza che i costi per le materie prime dovrebbero essere aggiornati al rialzo, intorno ai 100 milioni di euro, data la ormai nota bolla sulle materie prime i cui prezzi, originariamente, erano tarati sul 2020, se non prima.
LE ORIGINI - L’iniziale progetto faraonico, per la realizzazione del mega centro direzionale della Regione Sicilia era nato con la precedente Giunta di centro destra, presieduta da Nello Musumeci. Nonostante sia stato mandato ‘gambe all’aria’ - già a febbraio scorso dal Parlamento regionale siciliano (a maggioranza Centro destra) - il quasi ‘cadavere’ ha comunque prodotto un esborso di soldi pubblici. La nuova Giunta Schifani, anch’essa di centro destra, non ha, tuttavia, rinunciato definitivamente all’idea di concentrare tutti gli uffici regionali in un’unica sede a Palermo.
IL PRIMO PASSO RISALE AL 2018 - La prima ‘orma’ amministrativa regionale, riguardante l’iter progettuale per la realizzazione del Centro Direzionale Regionale risale alla deliberazione della Giunta regionale n. 196 del 15 maggio 2018. Grazie ad essa si voleva accogliere tutti gli uffici centrali e periferici dell’amministrazione regionale, individuando quale area di sedime la zona dove sorge l’assessorato regionale all’Ambiente (zona via Ugo La Malfa).
IL PRIMO STOP CHE AFFOSSO’ IL PROGETTO - Con l’aiuto dell’opposizione e di frange del centrodestra, il finanziamento da 20 milioni, che doveva servire ad acquistare l’area su cui doveva essere realizzata la struttura, fu cancellato dalla rinnovata Ars, a fine febbraio scorso. La norma, di poche righe, fù proposta, attraverso un emendamento alla legge finanziaria regionale, dalla leghista Marianna Caronia. Le somme furono reindirizzate dall’Aula a favore dell'acquisto o ristrutturazione di nuovi immobili destinati a residenze per universitari.
Alessandro Accardo Palumbo
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