Negli anni l'emergenza scuola non è stata solo sottovalutata ma non è stato nemmeno affrontata. Gli alunni nelle scuole sono sempre meno a causa della denatalità, classi vuote significa avere scuole che pronte a chiudere.
Il report di Tuttoscuola indica numeri chiari: “Negli ultimi dieci anni in Italia sono state sbarrate le porte di oltre 2.600 scuole, solo nel segmento delle scuole dell’infanzia e primaria (alunni tra 3 e 11 anni). E nei prossimi cinque anni si può stimare che ne chiuderanno almeno altre 1.200, tra statali e paritarie”.
Anche il Ministro all’Istruzione Giuseppe Valditara aveva preannunciato che tra 10 anni ci si scenderà a a poco più di sei milioni di studenti, 110-120.000 ragazzi in meno ogni anno.
“Le scuole italiane stanno scomparendo come i ghiacciai che si sciolgono”, spiega Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola.
Chiudere una scuola ha dei risvolti gravi per tutte le comunità, e la crisi demografica imprigiona il Paese intero minando il vero impianto sociale.
Il dato che prevede circa 4 mila scuole chiuse sul territorio nazionale tra il 2015 e il 2030, è drammatico e allarmate allo stesso tempo, perché bisognerebbe immediatamente porre un freno a questa emorragia.
Questa profonda crisi, causata anche dal Covid19, vede più in sofferenza il Sud, perchè degli istituti chiusi 1.705 erano proprio in questa area.
In Sicilia si perderanno 109 scuole, Caterina Chinnici, deputata dem, se la prende con Renato Schifani: “In Conferenza Stato-Regioni l’Esecutivo regionale non si è opposto al provvedimento sul dimensionamento voluto dal governo Meloni nell’ultima legge di bilancio. L’accorpamento degli istituti con meno di 900 studenti necessitava di un’intesa nell’ambito della Conferenza unificata Stato-Regioni ma il Governo Schifani ha avallato le decisioni prese a Roma per risparmiare sulla scuola”.
Questo significa avere anche 109 dirigenti scolastici in meno, così anche personale amministrativo e collaboratori vari.
A questo si aggiunga che le scuole siciliane pagano già in servizi, poche hanno un servizio mensa, delle palestre adeguate o spazi che consentano agli studenti di poter fare il tempo pieno.
Il gap strutturale scolastico non verrà nemmeno colmato dai fondi del PNRR, un declino inesorabile e che farà perdere non solo classi ma posti di lavoro e che inciderà sull’istruzione di tutto il nostro Paese.