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20/07/2023 06:56:00

Volevano vendere file segreti su Messina Denaro a Fabrizio Corona. Arrestati Randazzo e un carabiniere a Mazara

19,00 - "Ho fatto il mio lavoro e mi sono comportato da cittadino onesto e corretto e nonostante tutto eccomi ancora qua in questa situazione".
E' il commento, affidato al suo legale Ivano Chiesa, di Fabrizio Corona, indagato e perquisito nell'inchiesta a carico di un carabiniere e di un politico di Mazara del Vallo, il consigliere Giorgio Randazzo, che hanno cercato di vendere all'ex agente fotografico e a un giornalista materiale riservato sulla cattura del boss Matteo Messina Denaro.
Moreno Pisto, direttore del quotidiano online Mow, ha chiarito l'avvocato Chiesa, "ha denunciato tutto e subito in accordo con Fabrizio Corona".


"Ogni giorno è pieno di pazzi che gli propongono delle cose, che lui rifiuta, Corona fa soltanto il suo lavoro, cerca gli scoop, e ciò che mi amareggia è che quando c'è di mezzo Corona il diritto e la realtà vengono storpiati", ha affermato l'avvocato Chiesa, storico difensore dell'ex 're dei paparazzi', in affidamento terapeutico da tempo per scontare le condanne definitive.
Il legale ci tiene a sottolineare che la denuncia presentata da Pisto è stata fatta "in accordo con Corona". Lo stesso Corona, ha aggiunto, "me ne aveva parlato e gli ho detto 'denunciate subito'".

 

 18:10 - Ci sono le prime reazioni del mondo politico mazarese alla notizia dell'arresto del consigliere comunale di Mazara, Giorgio Randazzo, arrestato questa mattina insieme al carabiniere Luigi Pirollo, finiti entrambi ai domiciliari.

La vicenda riguarda i file segreti su Messina Denaro. I due secondo l'accusa avrebbero tentato di vendere a Fabrizio Corona, l'ex re dei paparazzi, documenti segreti sulle indagini sulla cattura di Matteo Messina Denaro. Randazzo è accusato di ricettazione in quanto sarebbe stato complice del carabiniere Pirollo, accusato di accesso abusivo al sistema informatico e violazione del segreto d'ufficio. L'inchiesta, che vede indagato anche lo stesso Corona, è coordinata dal procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia e dall'aggiunto Paolo Guido, i pm che hanno seguito le indagini sulla cattura del boss di Castelvetrano.

Il commento del sindaco di Mazara Salvatore Quinci - "Oggi Mazara si è svegliata con una notizia che risuona sull'intero territorio nazionale e lascia sgomenta la nostra comunità. Un rappresentante del consiglio comunale che si sarebbe adoperato per vendere file trafugati sull'arresto del boss Matteo Messina Denaro - afferma il sindaco Salvatore Quinci in un suo video messaggio sulla pagina facebook -. Non entro in valutazioni di tipo giudiziario, non mi compete, voglio però rappresentarvi la mia indignazione e il mio disgusto per avere assistito alla profanazione del lavoro di tantissimi uomini e donne dello Stato che su questa indagine hanno sacrificato anni e anni della propria vita personale e familiare, per mettersi al servizio del Paese e di tutti quanti noi. E' inaccettabile che chi avrebbe dovuto rappresentare una istituzione, invece, ha mostrato di sottomettere i più alti valori su cui si fonda il nostro Paese, ai propri interessi economici. Un soggetto che in questi anni si è eretto a paladino della giustizia, denunciando tutto e tutti e che non ha esitato a gettare nel fango con continue allusioni e calunnie l'immagine dei rappresentanti politici e di questa amministrazione di Mazara, con la grave conseguenza di generare in modo subdolo e vigliacco disaffezione e mancanza di fiducia nei cittadini". Qui il video commento completo su facebook:

 Qui la nota del presidente del consiglio comunale di Mazara, Vito Gancitano: "Ho appreso con stupore e sgomento stamani le notizie di stampa dell’inchiesta giudiziaria che ha portato agli arresti domiciliari del consigliere comunale Giorgio Randazzo per vicende che, se confermate, sono molto gravi ma che non hanno nulla a che fare con le attività amministrative e politiche. Appresa la notizia ho subito inviato una nota agli organi amministrativi competenti comunicando di rimanere in attesa di conoscere gli eventuali provvedimenti nei confronti dello stesso Randazzo.Confidiamo come di consueto ed abbiamo piena fiducia nel delicato lavoro di forze dell’ordine e magistratura".

Chi è Giorgio Randazzo - Il giovane politico mazarese ha 33 anni, ma già con una decennale carriera. Randazzo siede infatti in consiglio comunale dal 2009, eletto nelle liste del Pdl con il sindaco Nicola Cristaldi, il giovane è passato al movimento dell'ex governatore della Sicilia Nello Musumeci, Diventerà Bellissima, ed è eletto nel 2017 all'Ars. Un'esperienza che si conclude con il suo passo indietro in polemica con l'ex assessore alla Salute Ruggero Razza. A quel punto Randazzo crea un suo movimento civico, formando un gruppo nel consiglio comunale. Successivamente approda alla Lega di Salvini premier e si candida a sindaco. Una candidatura che non va a buon fine, ma entra comunque nel consiglio comunale. Due anni fa, nel 2021, arriva la separazione con la Lega e l'entrata in FdI.

09:35 -  Un documento del Ros con la programmazione degli obiettivi da perquisire dopo l’arresto del capomafia. C'erano anche questi file riservati sulla cattura del boss Matteo Messina Denaro e«rubati» dagli archivi informatici dell’Arma dal carabiniere Luigi Pirollo, finito ai domiciliari questa mattina insieme al consigliere comunale di Mazara Giorgio Randazzo. Questi file sono stati offerti in vendita a Fabrizio Corona.

Nella versione del file trafugata dal militare, per un errore di trasmissione, non era indicato il covo di vicolo San Vito, di Campobello di Mazara, nel quale il boss ha trascorso l’ultimo periodo di latitanza, intestato al geometra Andrea Bonafede. Secondo gli inquirenti la circostanza è stata usata dal carabiniere e dal consigliere, per mettere su un finto giallo con al centro il presunto disegno degli investigatori di ritardare la perquisizione ufficiale della casa e occultare materiale scottante.

Il falso scoop è stata sventato dalla Dda di Palermo e dagli stessi carabinieri che hanno approfondito la vicenda accertando che, subito dopo l’arresto di Messina Denaro, i militari del Raggruppamento speciale hanno cominciato a perquisire, uno per uno, tutti gli immobili riconducibili a Bonafede. Alle operazioni assisteva peraltro il vero Andrea Bonafede. Al covo di vicolo San Vito, che era stato fin dal principio inserito nell’elenco stilato dal Ros, gli investigatori arrivano nel pomeriggio dopo aver ispezionato le altre proprietà. E solo entrando nell'abitazione con Bonafede si rendono conto che quello potrebbe essere stato l’ultima abitazione di Messina Denaro. Fatto che poi conferma lo stesso geometra.

06:50 - Avrebbero tentato di vendere a Fabrizio Corona, l'ex re dei paparazzi, documenti segreti sulle indagini sulla cattura di Matteo Messina Denaro. 

Un carabiniere e un politico di Mazara del Vallo sono stati sottoposti agli arresti domiciliari, in un'inchiesta che scuote il mondo dell'arma e della politica. Perchè il politico arrestato è Giorgio Randazzo, meloniano consigliere comunale di Mazara del Vallo, accusato di ricettazione in quanto sarebbe stato complice del carabiniere Luigi Pirollo, accusato di accesso abusivo al sistema informatico e violazione del segreto d'ufficio. L'inchiesta, che vede indagato anche lo stesso Corona, è coordinata dal procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia e dall'aggiunto Paolo Guido, i pm che hanno seguito le indagini sulla cattura del boss di Castelvetrano. 

Secondo quanto emerge il carabiniere, in servizio al N.O.R. della Compagnia di Mazara del Vallo si sarebbe introdotto illegalmente nel sistema informativo dell'arma e avrebbe estratto copia di oltre 700 file riservati sulla cattura di Messina Denaro, avvenuta il 16 gennaio scorso. I file poi li avrebbe consegnati a Randazzo, che avrebbe contattato Corona cercando di vendergli i documenti. Randazzo, su indicazione dello stesso Corona, si sarebbe rivolto a Moreno Pisto, direttore del quotidiano online Mow, per vendergli il materiale. I carabinieri hanno anche perquisito la casa milanese del fotografo, che risulta indagato per ricettazione.

Sono state proprio le intercettazioni disposte a suo carico a dare input all'inchiesta sul tentativo di vendere documenti riservati su Matteo Messina Denaro. Dopo la cattura dell'ex latitante, il fotografo venne in possesso di una serie di audio di chat tra il boss e alcune pazienti da lui conosciute in clinica durante la chemioterapia quando, ancora ricercato, usava l'identità del geometra Andrea Bonafede. La circostanza spinse gli inquirenti a mettere sotto controllo il telefono di Corona. In una delle conversazioni intercettate, che risale al 2 maggio scorso, il fotografo fece riferimento a uno "scoop pazzesco" di cui era in possesso un consigliere comunale, poi identificato in Randazzo, grazie a non meglio specificati carabinieri che avevano perquisito i covi del capomafia e che volevano vendersi il materiale. Nei giorni successivi Corona ha continuato a manifestare l'intenzione di rivendere il materiale che il consigliere gli avrebbe procurato. Il 25 maggio Pisto, Randazzo e il fotografo si sono incontrati. In quella occasione il giornalista di Mow, con uno stratagemma, è riuscito in segreto a fare copia dei file a lui mostrati e offerti dal politico. Visionatili e resosi conto della delicatezza del materiale si è rivolto a un collega che gli ha consigliato di parlare con la polizia.

Pisto, allora, è andato alla Mobile di Palermo e ha raccontato tutta la vicenda. Sulla base delle sue testimonianze gli investigatori hanno cominciato a indagare e hanno scoperto, attraverso indagini informatiche, che i documenti copiati dal giornalista ad insaputa del consigliere erano stati rubati e che l'autore del furto era Pirollo che aveva lasciato tracce del suo "ingresso" nel sistema e che era uno dei soli due ufficiali che avevano avuto accesso al server della Stazione di Campobello (l'altro carabiniere è risultato estraneo ai fatti). Continuando a indagare gli inquirenti hanno inoltre scoperto che il carabiniere aveva rapporti di frequentazione con il consigliere. Il tentativo di piazzare i file è stato così sventato e sono state chiarite a quel punto le parole di Corona intercettate a maggio.