Una grande mostra a Palazzo Esposizioni celebra Carla Accardi, pittrice trapanese tra le più importanti del Novecento italiano e figura chiave dell'astrattismo. La rassegna, curata da Daniela Lancioni e Paola Bonani, presenta circa cento opere, ripercorrendo l'intera carriera dell'artista dagli esordi nel 1946 fino al 2014, anno della sua scomparsa.
Una pioniera dell'astrattismo
Nata a Trapani nel 1924, Carla Accardi si trasferì a Roma nel 1946, dove entrò a far parte del gruppo "Forma 1", un movimento di giovani artisti che si opponeva al realismo socialista allora dominante. Insieme a Piero Dorazio, Achille Perilli e Antonio Sanfilippo, Accardi diede vita a un'arte astratta innovativa e sperimentale, che utilizzava il segno e il colore per creare nuove forme di espressione.
La ricerca artistica
La mostra di Palazzo Esposizioni permette di ammirare l'evoluzione artistica di Carla Accardi attraverso le sue diverse fasi: dal bianco e nero degli esordi, all'uso del colore, alla dematerializzazione del corpo della pittura, fino alle sperimentazioni con materiali industriali come il sicofoil.
Oltre alla pittura, Carla Accardi si dedicò anche ad altre forme d'arte, come l'incisione, la scultura e l'installazione. La sua opera è stata influenzata da diverse esperienze, tra cui il femminismo, di cui è stata una convinta sostenitrice.
Scrive La Lettura, il supplemento culturale del Corriere della Sera:
La portata esteticamente rivoluzionaria di quella stagione creativa nel nome della «forma» e del «colore» entrerà nelle storie dell’arte del Novecento, anche perché all’epoca quei giovani «ribelli» riuscirono a far arrabbiare (quasi) tutti: l’Italia borghese delle nature morte dietro ai divani in salotto, ma anche i vertici del Partito comunista (cui pure erano politicamente vicini) che della battaglia per il realismo in tema d’arte aveva fatto un vero dogma. Da allora Accardi di strada ne ha percorsa moltissima, sempre con una sua particolare vena di sperimentalismo che, pur innovandosi, l’ha comunque tenuta ancorata a un «segno» ancora oggi assai riconoscibile e per il quale non è azzardata la definizione di «stile».
A raccontare ora questo cammino è la mostra Carla Accardi, curata da Daniela Lancioni e Paola Bonani e allestita fino al 9 giugno nelle sale di Palazzo Esposizioni a Roma con circa cento opere dal 1946 al 2014. Un’antologica — in coincidenza con il centenario della nascita (9 ottobre 1924) e il decennale della morte (23 febbraio 2014) dell’artista — che per numero, dimensioni e importanza di opere scelte si configura come il più esaustivo omaggio dedicatole fino a oggi. Trattandosi di una retrospettiva, le curatrici hanno scelto di ripercorrere l’intera carriera della pittrice, impaginando la mostra con un percorso cronologico in grado di favorire la lettura e l’evoluzione delle sue diverse «fasi».
Ad accogliere il visitatore nei saloni di via Nazionale sono due autoritratti giovanili: un carboncino del 1942 e un piccolo olio del 1946, che precede di poco la definitiva svolta non-figurativa. È da qui che inizia il viaggio lungo un percorso creativo che dall’astrattismo dell’immediato dopoguerra, passando per l’informale, arriva ai grandi polittici degli anni Novanta e Duemila. In mezzo, tutti i temi della ricerca di Accardi, sempre ancorata alla creazione di un linguaggio segnico senza figure, narrazioni, naturalismi: prima il bianco e nero, poi la successiva apparizione del colore, la dematerializzazione del corpo della pittura — quando il supporto del quadro diventa parte integrante dell’opera stessa — e la scoperta delle superfici in sicofoil, materiale industriale plastico trasparente.
Un omaggio doveroso
La mostra di Roma è un doveroso omaggio a una grande artista che ha contribuito a rinnovare l'arte italiana del Novecento. Un'occasione per scoprire o riscoprire il lavoro di una donna straordinaria che ha saputo affermarsi in un mondo dominato dagli uomini.
La mostra è aperta al pubblico fino al 9 giugno 2024. La mostra di Roma è un'occasione imperdibile per approfondire la conoscenza di una grande artista e per riflettere sul ruolo dell'arte nella nostra società.