Oggi la Corte di Cassazione è chiamata a pronunciarsi sul caso di Antonello Montante, ex presidente di Confindustria Sicilia, arrestato il 14 maggio 2018 e diventato simbolo di un sistema di potere che mescolava legalità e illegalità. Montante, un tempo paladino della legalità antimafia, si è trasformato in una figura controversa, imputato di associazione a delinquere per la creazione di dossier contro i suoi "nemici" e per lo spionaggio delle indagini a suo carico.
Il giorno del suo arresto, Montante si barricò nel suo appartamento di Milano, distruggendo ventiquattro pen drive e centinaia di documenti per eliminare tracce di un archivio segreto che avrebbe potuto rivelare informazioni cruciali sulle sue attività.
Oggi, sei anni e due processi dopo, i giudici della Cassazione dovranno decidere se confermare la condanna a 8 anni di reclusione già inflitta in primo e secondo grado. La sentenza del luglio 2022 ha riconosciuto Montante colpevole di aver costruito un sistema per raccogliere e custodire informazioni riservate, utilizzandole per consolidare il suo potere e spiare le indagini che lo riguardavano.
Gli uomini di Montante
Montante non ha agito da solo. Due ex poliziotti, Diego Di Simone, responsabile della sicurezza di Confindustria, e Marco De Angelis, sono stati condannati rispettivamente a 5 anni e 3 anni e 3 mesi di reclusione per il loro ruolo di bracci operativi del "sistema Montante". Sebbene i due ex poliziotti non finiranno in carcere, la loro partecipazione al gruppo criminale dimostra la portata della rete di complicità costruita dall'ex presidente di Confindustria Sicilia.
Il sistema Montante e i suoi misteri
Il "sistema Montante" è stato descritto dai magistrati come una fitta rete di relazioni che coinvolgeva ministri, prefetti, magistrati e vertici delle forze dell’ordine. Nonostante il processo abbia svelato parte delle connessioni che garantivano a Montante un vasto potere, molti aspetti restano avvolti nel mistero. Il suo archivio segreto, distrutto durante l’arresto, potrebbe contenere ulteriori dettagli su questi rapporti, mentre altre figure coinvolte, come l’ex governatore Renato Schifani e l’ex capo del Sisde Arturo Esposito, sono state sollevate dalle accuse grazie alla prescrizione.
Anche l’ex governatore Rosario Crocetta è stato menzionato nel processo, accusato di far parte del "cerchio magico" di Montante, ma le accuse nei suoi confronti sono anch'esse cadute in prescrizione.
La sentenza della Cassazione
La decisione della Cassazione chiuderà un capitolo importante della storia giudiziaria siciliana, ma non farà luce su tutti i misteri che circondano Montante. I giudici di appello hanno descritto Montante come un uomo che "si vantava di avere a disposizione dossier pronti all'uso", ma che al contempo cercava di mantenere segrete molte delle sue relazioni, compresi i legami con la famiglia Arnone, vicina a Cosa nostra.
Oggi, con la decisione della Cassazione, si potrà solo parzialmente mettere la parola fine a questa intricata vicenda. Restano però aperte molte domande, in particolare su ciò che Montante stava cercando di nascondere al momento del suo arresto, e sui legami che aveva costruito durante la sua ascesa come leader di Confindustria Sicilia e simbolo dell'antimafia industriale.