La relazione di Nordio sull'amministrazione della Giustizia, che s'inserisce nella riforma che prevede la separazione delle carriere, giudicante e requirente idem per il doppio CSM, ha riacutizzato la perenne lotta tra la classe politica e la magistratura. Nel suo intervento, il ministro non le ha mandate a dire ai suoi ex colleghi pubblici ministeri, nelle cui file peraltro ha trascorso la propria carriera di magistrato: "Quanto al timore che il pm diventi un superpoliziotto la risposta è assai semplice: nel sistema attuale esso è già un superpoliziotto, con l'aggravante che godendo delle stesse garanzie del giudice egli esercita un potere immenso senza alcuna reale responsabilità". Oggi, prosegue il ministro, "il pm non solo dirige le indagini, ma addirittura le crea, attraverso la cosiddetta clonazione del fascicolo, svincolata da qualsiasi parametro e da qualsiasi controllo, che può sottoporre una persona ad indagini occulte, eterne, che creano disastri finanziari irreparabili".
Si pensi, aggiunge ancora, "a quante inchieste sono state inventate nel vero senso della parola e si sono concluse con 'il fatto non sussiste' e sono costate milioni di euro". La reazione al Nordio pensiero è arrivata dai componenti togati del CSM che lo ritiene un "comportamento lesivo del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione tali da determinare un turbamento alla credibilità della funzione giudiziaria" e hanno richiesto l’apertura di una pratica a tutela dell’ordine giudiziario.Contro il mutamento della costituzione è l’Associazione Nazionale Magistrati - ANM, l’ente di rappresentanza sindacale della categoria- aveva già proclamato per il 27 febbraio uno sciopero. All'apertura dell'anno giudiziario Nordio ha dichiarato che grazie alla riforma si realizzerà il "giusto processo", che per essere tale deve garantire che non ci sia la corruzione di giudice o giurati, oltraggio o vilipendio alla corte, i testimoni non siano minacciati e che il diritto di difesa sia esercitato alla pari di quello dell'accusa.
Essendo le modifiche costituzionali, necessitano di due deliberazioni da parte di entrambe le camere parlamentari, a distanza di almeno tre mesi. La prima è avvenuta con relativa approvazione, il 16 gennaio, si utilizzino i prossimi mesi perché il provvedimento non diventi argomento solo per gli addetti ai lavori, sia la classe politica che i tecnici rendano 'appeal' alla materia creando una conoscenza nei cittadini che alla fine dell'iter legislativo potremmo essere chiamati al voto dal referendum confermativo.
Vittorio Alfieri