" La serenità del nuovo centro di Sasi a Calatafimi Segesta rischia di essere sconvolta da un inaspettato quanto preoccupante cantiere per erigere un ripetitore telefonico invasivo, alto oltre 30 metri. Un simbolo di progresso aggressivo non scelto e condiviso dalla comunità che minaccia la salute e l’ambiente". E' quanto denuncia un gruppo di cittadini contrario all'installazione dell'antenna nel quartiere di Sasi.
Un gruppo di cittadini si è costituito in «Comitato Sasi per la tutela della salute contro l’inquinamento elettromagnetico». A presiederlo è Giacomo Senia. Il sodalizio ha deciso di agire con ricorsi al TAR, Sit-in e proteste ad oltranza per impedire la realizzazione del ripetitore. Ripetitore che potrebbe essere posizionato in altre siti alternativi lontani dalle abitazioni.
I lavori sono stati sospesi dall’ufficio tecnico comunale perché mancano le autorizzazioni vincolanti dell’ARPA, del Comando del Corpo Forestale e del Genio Civile, motivo per il quale il Comune di Calatafimi in data odierna ha ordinato la sospensione dei lavori. Nel frattempo migliaia di cittadini si sono uniti alla protesta e già domenica mattina, come riferisce uno degli organizzatori, è stato organizzato un sit-in nei pressi del cantiere con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’accaduto e far sapere alla compagnia telefonica che sulla questione c’è la ferma intenzione di andare avanti ad oltranza con le proteste.
«Facciamo appello alle persone dei comuni limitrofi per unirsi a noi e aiutarci a fermare questa installazione». Afferma Giacomo Senia. «Oggi tocca a Calatafimi. Domani potrebbe essere minacciata un’altra comunità. Solidarizzare uniti – continua il presidente del comitato - è fondamentale per proteggere il territorio e la salute e servirebbe a dare voce ad una battaglia più ampia per proteggere il nostro territorio da progetti scellerati e pericolosi per il nostro benessere. Non siamo contro il progresso, ma siamo contro un progresso che mette a rischio la nostra salute. Le manifestazioni, i ricorsi al TAR e i sit-in – conclude Senia - sono il nostro modo di dire basta a questa imposizione».