È un esperimento, ma si ispira a realtà nazionali già ben consolidate. Parliamo di philantropic impact investment, in italiano investimento filantropico a impatto sociale, che arriva in Sicilia su iniziativa di circa quattrocento professionisti e imprenditori, siciliani in maggioranza, con un obiettivo comune: partecipare allo sviluppo del tessuto imprenditoriale siciliano supportando la nascita di nuove imprese sociali. È nata così Fondazione Marea, un’organizzazione non-profit oggi guidata da Antonio Perdichizzi, catanese, già presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Catania e di Junior Achievement Italia.
Quello di Fondazione Marea è un progetto ambizioso: la non-profit mira infatti a raccogliere risorse finanziarie tra coloro che, nonostante il forte legame con la Sicilia, la Sicilia hanno dovuto abbandonarla per trovare altrove il proprio successo. È una storia di cui sono piene le nostre pagine. Una «diaspora», come la definiscono gli stessi fondatori, che inevitabilmente toglie opportunità a una terra già difficile, complicata, come la nostra. Fondazione Marea punta, perciò, a riaprire un dialogo tra chi se n’è andato e chi è rimasto, ricucendo una frattura finora troppo netta e irreparabile.
Perché chi se ne va difficilmente pensa poi di ritornare, meno che mai per (ri)costruire: pesa, in questa scelta, la mancanza di una comunità in cui riconoscersi, disgregati come siamo dallo spopolamento e da un’emigrazione che è ormai quasi un passo obbligato. Fondazione Marea prova allora a riorganizzarla, questa comunità, cercando però di trasformare le buone intenzioni in supporto concreto per chi sulla Sicilia vuole scommettere ma non dispone delle risorse necessarie.
Su questa spinta, la fondazione ha già raccolto 5 milioni di euro. Fondi che verranno utilizzati per finanziare la nascita di nuove imprese sociali, ma anche la formazione di nuovi imprenditori capaci di attivare – sulla nostra isola – meccanismi virtuosi di sviluppo, nuovi modelli etici del fare impresa. È un capitale che arriva da 423 «pionieri», come ha scelto di farsi chiamare chi ha aderito al progetto sin dal principio, e da circa mille sostenitori il cui numero cresce di mese in mese. Cinque milioni di euro che sono il punto di partenza del primo fondo di investimento filantropico in Sicilia.
«Ci siamo lasciati ispirare da enti filantropici che nel resto d’Italia stanno già producendo un impatto», ci spiega Elena Militello, attualmente responsabile della parte legal e network per Fondazione Marea. «Realtà come Etisos Foundation a Padova e Fondazione CRT a Torino, che sono state per noi un punto di riferimento in questo percorso». Elena Militello è un nome noto a chi segue da vicino le battaglie contro lo spopolamento del Mezzogiorno. L’associazione di cui è oggi presidente, “South Working – Lavorare dal Sud”, già da diverso tempo pone l’attenzione sulle conseguenze economiche dell’emigrazione senza freni. Ora, con Fondazione Marea, il suo impegno si evolve.
«Ci distinguiamo dai fondi di venture capital, perché con Fondazione Marea non c’è un ritorno di investimento per chi aderisce all’iniziativa», spiega Militello. «Siamo un ente filantropico, senza scopo di lucro. Ma ci distinguiamo pure dai bandi di finanziamento pubblici, come Resto al Sud. La nostra filosofia è di evitare i finanziamenti a pioggia senza un alcun seguito. A fare la differenza è la motivazione: dietro Fondazione Marea c’è una comunità di persone che si sono realizzate in Sicilia o altrove e che vogliono contribuire attivamente allo sviluppo dell’isola».
Motivazione, come sottolinea Elena Militello, che porta con sé nuovi approcci nella gestione delle risorse da mettere a disposizione. Perché l’obiettivo di Fondazione Marea è selezionare un numero ristretto di progetti su base annua, ma un numero che sia sostenibile seguire sul lungo periodo. «Il nostro modello prevede un accompagnamento continuativo non si limita al sostegno finanziario. Abbiamo pensato a percorsi di supporto per formare i nuovi imprenditori su tutti gli aspetti del fare impresa – dai requisiti legali alle implicazioni etiche».
E proprio le implicazioni etiche rivestono un ruolo cruciale. Tanto che Fondazione Marea ha scelto di concentrarsi esclusivamente sullo sviluppo di nuove imprese sociali, che combinano finalità di interesse pubblico con la capacità di generare profitto. «Crediamo molto in questa categoria, perché le imprese sociali possono agire in moltissimi ambiti, e seguendo logiche di mercato, pur avendo un limite sulla distribuzione degli utili». Del resto, lo stesso presidente di Fondazione Marea, Antonio Perdichizzi, conta già una lunga esperienza come imprenditore sociale portata avanti con Isola Catania, una community hub per nuove realtà in crescità.
«Stiamo disegnando il nostro incubatore di imprese sociali con Avanzi, società milanese di punta nell’ambito dell’impact investing. Cerchiamo idee imprenditoriali che abbiano un forte impatto sociale», ci spiega ancora Militello «come quelle che favoriscono l’occupazione di lavoratori svantaggiati o che offrono soluzioni innovative a questioni cruciali per la Sicilia – per esempio il rischio idrogeologico».
La call per nuovi imprenditori verrà aperta fra pochi mesi. «Il prossimo passo è individuare siciliani che aspirano a fondare un’impresa sociale. Nei prossimi mesi gireremo per le province della Sicilia per raccogliere idee. L’obiettivo è selezionare un progetto per provincia e partire con la prima fase del progetto, ovvero l’incubazione». Alla fine del percorso di formazione, si procederà poi con il finanziamento vero e proprio.
«Ci aspettiamo di creare un nuovo ecosistema di impresa sociale», conclude Militello. «Vogliamo offrire al nostro territorio ciò che molti di noi hanno dovuto conseguire altrove». Con questa nuova prospettiva, Fondazione Marea si propone come catalizzatore per un cambiamento reale. Nel tentativo di dare ai siciliani il futuro che meritano.
Daria Costanzo