Si apre il processo scaturito dall'operazione antimafia Scialandro, condotta da polizia e carabinieri nel settembre 2023 e mirata a smantellare le famiglie mafiose operanti a Custonaci, Valderice e Trapani. L'operazione ha portato all'arresto di 31 persone, di cui otto hanno scelto il rito ordinario. Tra gli indagati emergono nomi di spicco della criminalità organizzata trapanese, legati alle attività illecite nel settore degli appalti pubblici, della fornitura d’acqua e del commercio del marmo.
Le accuse e il coinvolgimento delle cosche locali
Durante la prima udienza del processo, il maggiore dei carabinieri Vito Cito ha testimoniato sull'organizzazione mafiosa che per anni ha controllato affari e appalti nella zona. Tra i nomi più rilevanti figurano Pietro Armando Bonanno, Mariano Minore (figlio e nipote di boss di spicco), Gaetano Gigante, Francesco Lipari, Giuseppe Maranzano, Mario Mazzara, Giuseppe Zichichi e Francesco Todaro. La mafia locale, secondo le indagini, ha continuato a operare nonostante le condanne subite dai suoi esponenti nel passato, consolidando il proprio potere economico e territoriale.
Il ruolo della politica e le infiltrazioni negli appalti
L’inchiesta ha rivelato anche connessioni tra la criminalità organizzata e alcuni esponenti della politica locale. Tra questi, Baldassare Campo e suo figlio Giovanbattista, ex assessore a Mornico, che avrebbe utilizzato il suo accesso all’ufficio tecnico per monitorare appalti e affidamenti. Anche l'ex sindaco di Custonaci, Carlo Guarano, risulta tra gli indagati.
L’odio per le commemorazioni di Falcone e Borsellino
Un elemento inquietante emerso dall’inchiesta riguarda l’atteggiamento degli indagati nei confronti delle commemorazioni delle stragi di Capaci e via D'Amelio. Secondo il maggiore Cito, alcuni mafiosi avrebbero espresso fastidio per il ricordo delle vittime della mafia, lamentandosi del richiamo costante alla memoria di Falcone e Borsellino. Questo conferma come la cultura mafiosa tenti ancora di opporsi alla diffusione della legalità e del rispetto delle istituzioni.
Le prossime fasi del processo
Nei prossimi mesi il processo entrerà nel vivo con l’esame delle prove e le testimonianze chiave. La procura ha richiesto pene severe per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato, con condanne complessive che superano i 100 anni di carcere. Il dibattimento ordinario, invece, potrebbe portare a nuovi sviluppi e rivelazioni sugli intrecci tra mafia, politica e imprenditoria nel territorio trapanese.