“Nessun sconto di pena, nonostante il rito abbreviato”. Ciò per l’aggravante dei “futili motivi”. Per questo il pm Anna Sessa ha invocato l’ergastolo per i cugini Pietro e Domenico Centonze, di 47 e 41 anni, accusati dell’omicidio dei tunisini Rafik El Mabrouk, di 31 anni, e Alì Essid, di 34. Entrambi uccisi con due colpi di fucile la notte del 3 giugno 2015, in contrada Samperi, di fronte l’ex distilleria Concasio. Dopo circa un mese di indagini, i carabinieri arrestarono i due cugini, parenti del capomafia ergastolano Natale Bonafede, anche se Pietro Centonze fu rimesso in libertà pochi giorni dopo. E infatti il suo nome non venne mai reso noto. Gli inquirenti si limitarono a dire che un’altra persona era stata denunciata. Eppure, dei due, è proprio Pietro Centonze il personaggio più noto alle cronache. Fu coinvolto, infatti, nell’operazione “Peronospera II”, anche poi fu assolto dall’accusa di associazione mafiosa. Dopo la convalida dell’arresto di Domenico Centonze, gli inquirenti spiegarono come arrivarono alla sua individuazione. Due sono stati gli indizi che segnarono una svolta nelle indagini. Il ritrovamento nelle tasche dei pantaloni di uno degli uccisi dei biglietti d’ingresso di un night club di Mazara (“Las Vegas”) e uno squillo, verso l’una e mezza di notte, al telefonino di Rafik fatto da una ballerina che era nel locale dove i due nordafricani avrebbero trascorso le loro ultime ore di vita. Dall’indagine dei carabinieri, emerse che proprio quella notte, all’interno del night, Rafik El Mabrouk ebbe un violento diverbio con Domenico Centonze. E questo perché il tunisino, che poi sarebbe stato spintonato fuori dal locale dal 41enne pastore marsalese, si era intrattenuto, scambiandosi anche il numero di telefono, con una ballerina straniera (pare di un Paese dell’Est europeo) arrivata al “Las Vegas” con il Centonze. A difendere i due imputati sono gli avvocati Diego Tranchida, Raffaele Bonsignore e Luigi Pipitone. Secondo quest’ultimo “è un processo indiziario il cui costrutto accusatorio si fonda su presunzioni e supposizioni rimaste prive di conforto probatorio”. L’8 settembre parola agli altri difensori.