di Leonardo Agate - Gira e rigira, e incappiamo sempre nelle banche. Se siamo comuni cittadini, possiamo andare a chiedere un prestito e dobbiamo pagare l’ira di Dio di interessi, mentre la Banca Centrale Europea presta soldi a tasso zero alle nostre banche, per incentivare l’economia. Le nostre banche fanno a metà: per metà incentivano le nostre imprese e metà le loro casse. Quando, poi, un loro presidente, o amministratore delegato, o consigliere del consiglio di amministrazione va in pensione, può andare a riscuotere la liquidazione con un capiente sacco, perché gli spettano tanti di quei milioni che un comune lavoratore non ha visto mai in tutta la sua vita.
La Banca d’Italia, istituto di diritto pubblico con azionisti privati, non presta soldi ai comuni cittadini ma stampa moneta e vigila sul sistema bancario.
Tutto bene, se c’è qualcuno che vigila sugli altri, in un settore così delicato. Ma qualcosa nella vigilanza in questi ultimi anni deve essere andato storto, se Matteo Renzi, rischiando di perdere l’ultimo treno che lo porterà in giro per l’Italia, ha trovato il tempo di far presentare una mozione al Parlamento a una sua deputata, Silvia Fregolent, nella quale si auspica un cambio d’indirizzo alla Banca d’Italia.
Non si tratta di cambiare la via o il numero civico alla sede della Banca, ma il riferimento è al mandato del governatore della Banca, Ignazio Visco, che scadrà fra poche settimane, e potrebbe essere rinnovato. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che di solito interviene ai festeggiamenti e ai funerali, stavolta, facendo un’eccezione, è intervenuto con una nota ufficiale sulla mozione Fregolent. La nota del Quirinale ha precisato che le scelte sulla Banca d’Italia “devono essere ispirate a esclusivi criteri di salvaguardia dell’autonomia e indipendenza dell’istituto nell’interesse della situazione economica del nostro Paese e della tutela del risparmio degli italiani”.
L’autonomia dell’istituto è talmente ampia che il Coniglio superiore della Banca propone, tramite il governo, un terna di nomi al presidente della Repubblica, che firma il decreto di nomina.
Ma cosa ha fatto Ignazio Visco per inimicarsi il maggior partito di governo? Qua le risposte possono essere due, a seconda dei punti di vista:
1. ha fatto poco, se è vero che molti istituti bancari facevano operazioni rischiose e l’istituto di vigilanza è intervenuto in ritardo, con il risultato che tanti risparmiatori sono rimasti senza i loro risparmi:
2. ha fatto troppo, commissariando numerosi istituti in brutte acque; fra gli istituti vicini al Pd: il Monte dei Paschi di Siena e la Pop Etruria; della Pop Etruria ultimo vicepresidente è stato il papà del sottosegretario di Stato Elena Boschi, Pier Luigi.
Intanto la Commissione d’inchiesta sui problemi del credito sta cominciando a lavorare. Presidente nominato della nuova commissione è Pier Ferdinando Casini. La scelta non poteva essere più azzeccata per non arrivare all’accertamento della verità: a parte il nome del presidente che ha stessa radice del sostantivo “casino”, Pier Ferdinando quando si ventilava la possibilità di istituire la commissione dichiarò che non avrebbe approdato a niente. Ora ne ha accettato la presidenza. Chi vuole può chiedere direttamente a Casini il perché del cambio di opinione. Io non so spiegarlo.
E giacché parliamo della Banca d’Italia, per capire quanto è grande e rispettata la sua autonomia dal resto della comunità nazionale formata dai cittadini, ma anche dal resto delle istituzioni e organi pubblici dei tre poteri dello Stato, legislativo, esecutivo e giudiziario, vi esponiamo qui di seguito quanto prendono di stipendio i suoi vertici:
1. Il Governatore 495.000 euro l’anno:
2. Il Direttore generale 450.000 ;
3. Il Vice Direttore generale 315.000:
Questi sono davvero begli e strani emolumenti, se si pensa che il decreto legge n. 66/2014 convertito in legge 23 giugno 2014, n. 89, fissa in 240.000 euro il limite di trattamento economico annuo di chiunque riceva emolumenti o retribuzioni nell’ambito di rapporti di lavoro con Pubbliche amministrazioni o con società partecipate dalle stesse.
Altra anomalia nel Banca d’Italia: fra gli azionisti dell’istituto figurano alcuni istituti bancari che la Banca dovrebbe controllare. Addirittura partecipano al Consiglio superiore che propone il Governatore e nomina il Direttore generale e il Vice Direttore generale.
Chi è che diceva: “ E’ tutto da rifare?”.