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19/05/2018 11:53:00

La truffa di Stamina: una famiglia di Trapani ha perso 27.000 euro

 C'è anche una famiglia trapanese tra quelle truffate dal metodo "Stamina" di Vannoni. La famiglia si è costituita parte offesa  nel processo che si celebra a Torino. Dobbiamo purtroppo ricordare anche che ci fu un giudice, invece, a Marsala, che obbligò l'ospedale a somministrare il trattamento Stamina ad un bambino, poi morto ugualmente (ne abbiamo parlato qui).

La famiglia di Trapani ha versato inutilmente 27mila euro per fare curare  il figlio di dieci anni affetto da distrofia muscolare con il metodo Stamina, il fantomatico trattamento terapeutico a base di cellule staminali inventato da Davide Vannoni. Convinti, in Italia, a spostarsi in Georgia per sottoporsi a “cure” con le cellule staminali. Costretti a spendere decine di migliaia di euro per le infusioni e il ricovero nel Mardaleishvili medical center di Tbilisi. Cifre a cui si sommano i prezzi dei viaggi in aereo e i pernottamenti dei familiari accompagnatori, ospiti di lunghi soggiorni in alberghi in loco. Sacrifici costosi per risultati “zero”.

Adesso a Torino è stato chiesto il rinvio a giudizio di Vannoni e di altre due persone. L’udienza preliminare si terrà il 2 luglio a Torino, ma già il genitore del ragazzo malato si è rivolto all’avvocato Fabio Sammartano perché determinato a costituirsi parte civile.

I reati contestati, a vario titolo, a Vannoni, alla sua assistente, la biologa Erika Molino, e a Rosalinda La Barbera, mamma di una bimba affetta da una grave patologia che da anni si batte per il diritto di scelta della metodica, sono associazione per delinquere, truffa, somministrazione di farmaci imperfetti, somministrazione di farmaci in modo pericoloso ed esercizio abusivo della professione.

A conclusione di un altro procedimento a suo carico, Vannoni, nell’aprile dello scorso anno, aveva patteggiato una pena di un anno e dieci mesi, con la condizionale, impegnandosi a rinunciare a proseguire l’applicazione della terapia che era stata bocciata dal Ministero della Salute perché ritenuta «priva di consistenza scientifica».

La tecnica bocciata prima dalle autorità sanitarie e poi dai giudici prevede una terapia che consiste nel prelievo di cellule dal midollo osseo dei pazienti, la loro manipolazione in vitro (incubazione delle cellule staminali per 2 ore in una particolare soluzione), e infine la loro infusione nei pazienti stessi. 

In una precedente sentenza i magistrati hanno scritto che: «si deve ritenere che sia stata raggiunta la prova non solo dell’inutilità e della mancanza di fondamento scientifico, ma anche della potenziale nocivita’ e pericolosità dello stesso».