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19/07/2020 08:00:00

Licenziati due medici del Pronto Soccorso dell'ospedale di Marsala. Ecco perché

 Coinvolti, nel marzo 2016, nell’inchiesta del Nas e della Procura di Palermo sulla clinica privata “Macchiarella”, due medici del Pronto soccorso dell’ospedale “Paolo Borsellino”, Salvatore Pedone e Guglielmo Sirna Terranova, sono stati licenziati dall’Asp di Trapani.

I due medici, per altro tra i più apprezzati del nosocomio marsalese per le loro qualità professionali, al momento del blitz del Nas nella clinica Macchiarella, struttura convenzionata e accreditata dal Sistema sanitario nazionale, furono trovati in sala operatoria durante un intervento di ricostruzione del seno.

Pedone e Sirna Terranova, però, non avevano la liberatoria dell’Asp di Trapani. I loro nomi, infatti, non risultavano nella cartella clinica della paziente sotto i ferri.

Interrogati, i due medici avrebbero risposto: “Eravamo liberi e siamo venuti a Palermo”. Fonti interne all’Asp confermano il provvedimento di licenziamento, aggiungendo “la vicenda parte dall’indagine sulla clinica Macchiarella, ma è più articolata…”. Ci sarebbe, dunque, dell’altro. O sviluppi conseguenti all’inchiesta sulla clinica palermitana, avviata due anni prima del blitz e che vide coinvolte cinque persone: Biagio Macchiarella e Giovanni Barbaro, rispettivamente socio e direttore sanitario della struttura, e altri tre medici. L'ipotesi di reato avanzata dalla Procura di Palermo dopo il blitz dei Nas, durato circa dieci ore, nella clinica di viale Regina Margherita, fu quella di false attestazioni in cartelle cliniche. Il quinto indagato fu il chirurgo plastico Antonio Tateo, originario di Bari ma residente a Pavia, associato a studi privati da Bergamo a Marsala. L’indagine era scattata nel 2014, quando il chirurgo Tateo sottoscrisse un contratto con la clinica Macchiarella per poter disporre della sala operatoria per interventi di chirurgia estetica in intramoenia. Tutto regolare, se non per la presenza, non autorizzata dall’Asp di Trapani, di Pedone e Sirna Terranova.

Non hanno, però, subito analogo provvedimento (licenziamento) da parte dell’Asp altri due medici dell’ospedale “Borsellino” che negli anni scorsi hanno avuto altri problemi giudiziari: Michele Abrignani e Giuseppe Ribaudo. Entrambi, davanti al gup di Marsala Annalisa Amato, sei anni fa, hanno patteggiato una condanna per truffa aggravata in danno dell’Asp. Il primo, a fine giugno 2014, è stato condannato a sei mesi di reclusione e 200 euro di multa. Il secondo, attuale primario di Chirurgia, il 2 luglio 2014, a sette mesi di reclusione e 290 euro di multa. Trattandosi di patteggiamento, la pena fu dichiarata sospesa. Entrambi furono accusati di avere intascato le somme versate da diversi pazienti per visite mediche specialistiche intramoenia effettuate nel loro studio privato (somme che, invece, dovevano essere versate all'Asp), né i pazienti sarebbero stati avvertiti sulla possibilità di prenotare le visite al Cup dell’Azienda sanitaria provinciale, cui versare il denaro.

A svolgere l’indagine, coordinata dall’allora procuratore Alberto Di Pisa e dal sostituto Anna Sessa, fu la sezione di pg della Guardia di finanza presso la Procura diretta da Antonio Lubrano. Nel corso dell’inchiesta, le Fiamme Gialle effettuarono diversi appostamenti nei pressi dei due studi medici privati, individuando i pazienti che vi si recavano per farsi visitare. Non conoscendo gli obblighi dei medici ospedalieri, che hanno un rapporto di “esclusiva” con la struttura pubblica di cui sono dipendenti, ascoltati dagli investigatori, le persone sottoposte a visita dichiaravano di avere versato il denaro nelle mani dei due primari, per i quali, inizialmente, l’accusa è stata di peculato. Una condanna con questa imputazione avrebbe avuto come probabile conseguenza il licenziamento. La condanna per truffa, invece, rende discrezionale, da parte del direttore generale dell’Asp, il licenziamento del dipendente. Con la derubricazione del reato da peculato a truffa, insomma, i due medici non hanno perso il posto di lavoro.