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27/07/2020 06:00:00

Sindaci sotto accusa. Il mese nero degli amministratori trapanesi

Dalla fine del lockdown un mese nero per i sindaci della provincia di Trapani. In quattro hanno avuto problemi giudiziari. Uno è stato arrestato, un altro ha il divieto di dimora. Due sono accusati di aver avuto rapporti con la mafia.

In un mese quattro inchieste, quattro primi cittadini finiti nei guai, più o meno gravi.

Il caso più eclatante è quello di Peppe Pagoto, ormai ex sindaco di Favignana, arrestato nell’inchiesta “Aegades”.

A Favignana Giuseppe Pagoto era al centro una rete di favoritismi, clientele, corruzione, che coinvolgeva funzionari di ogni ordine e grado. Dopo l’arresto per lui è arrivata la sospensione. Qualche giorno dopo si è dimesso da sindaco.
Quello che emerge dall’inchiesta della Guardia di Finanza è uno sistema inquietante che riguarda tutto il Comune di Favignana, in cui funzionari, vigili urbani, dirigenti, amministratori avrebbero utilizzato la cosa pubblica per i propri interessi economici e politici.


L’inchiesta partita da un esposto anonimo ha portato a 11 misure cautelari personali (di cui otto coercitive della libertà personale e 3 interdittive) emesse dal GIP di Trapani nei confronti di altrettanti soggetti, tra cui il Sindaco del Comune di Favignana Giuseppe Pagoto (agli arresti domiciliari). Sono 24 gli indagati a vario titolo per reati di corruzione, peculato, falso ideologico in atti pubblici, frode in pubbliche forniture, turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione elettorale, abuso d’ufficio, smaltimento illecito di rifiuti pericolosi.
Gli arresti domiciliari sono stati disposti, oltre che nei confronti del primo cittadino di Favignana, anche a carico del Comandante della Polizia Municipale, Filippo Oliveri, dell’ex vice Sindaco Vincenzo Bevilacqua nonché di una dipendente di una compagnia di navigazione con sede in Napoli.
Un assessore, Giovanni Sammartano, è stato invece destinatario della misura del divieto di dimora, anche lui si è dimesso.
Le indagini hanno permesso di scoprire “la sistematica e piuttosto disinvolta commissione di molteplici illeciti con particolare riguardo alla gestione delle risorse e degli approvvigionamenti idrici, agli affidamenti di lavori e servizi pubblici afferenti all’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, alle attività ispettive di competenza della locale Polizia Municipale ed alle trattazioni di pertinenza del settore finanziario e dell’ufficio tecnico”.
Pagoto nei giorni scorsi ha fatto scena muta nell’interrogatorio di garanzia in Procura.

 


Altra inchiesta di queste settimane che coinvolge un’amministrazione comunale è quella di Erice, con la sindaca Daniela Toscano raggiunta dal divieto di dimora nei comuni di Erice e Trapani. Stessa misura anche per il fratello, Massimo, consigliere comunale a Trapani, coinvolto nella stessa inchiesta. Anche Toscano è stata sospesa dal Prefetto, ma ha deciso di non dimettersi, scelta che ha generato molte polemiche e le dimissioni a raffica di mezza sua giunta.
La Procura di Trapani nei giorni scorsi, ha chiesto gli arresti domiciliari per il sindaco di Erice Daniela Toscano e per il fratello Massimo, consigliere comunale anche lui sospeso come la sorella, coinvolti nell'inchiesta sulla realizzazione del parcheggio di San Giuliano.


Il Pm Franco Belvisi si é rivolto al Tribunale del riesame per impugnare l'ordinanza cautelare affinché vengano disposti gli arresti. Arresti che erano stati negati dal Gip che a conclusione dell'interrogatorio di garanzia ha confermato il divieto di dimora nei comuni di Trapani ed Erice per Daniela Toscano.
Il capo della Giunta ericina, secondo l’accusa, si sarebbe adoperata per favorire la richiesta di concessione presentata da “Agir Service” di cui il fratello del sindaco, Massimo Toscano appunto, era socio occulto.
Ma non è tutto. Nell’interesse del fratello – sempre secondo la tesi accusatoria - Daniela Toscano avrebbe esercitato pressioni su funzionari e dirigenti non solo comunali ma appartenenti ad altre Pubbliche amministrazioni chiamati ad esprimere i pareri in merito alla richiesta avanzata da Agir Service. Il primo cittadino avrebbe addirittura anticipato la riunione della Conferenza di servizi alla quale poi avrebbe partecipato senza essere stata convocata e senza averne alcun titolo.


Sono soltanto indagati, ma per avere avuto rapporti con esponenti mafiosi, altri due sindaci della provincia di Trapani. Si tratta di Nicolò Rizzo, primo cittadino di Castellammare del Golfo, e di Peppe Scarcella, sindaco di Paceco.


Rizzo è, tra gli indagati dell'operazione antimafia “Cutrara” che ha portato a diversi arresti a Castellammare del Golfo. Rizzo ha ricevuto un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa. Il sindaco rispondendo ai sostituti procuratori Francesca Dessì e Gianluca De Leo, ha confermato di aver incontrato casualmente Francesco Domingo, detto “Tempesta”, considerato dagli inquirenti il boss a capo della famiglia di Castellamare del Golfo.

L’incontro è avvenuto a casa di Francesco Ancona, padre della compagna del sindaco che, in quell’occasione, era senza cellulare. L’incontro però non è stato rifiutato né denunciato. Ma cosa si sarebbero detti il sindaco e Domingo. Quest’ultimo avrebbe chiesto l’interessamento per la ricerca di un immobile da adibire a casa di riposo, attività cui era interessato un amico incensurato del boss. Il sindaco in quell’occasione non avrebbe rifiutato o negato qualsiasi forma di collaborazione. La verifica su quanto si sarebbe spinto in avanti il sindaco per quella richiesta, magari con la possibilità di dare un immobile comunale, è in questo momento sotto gli accertamenti dei carabinieri.

Anche il primo cittadino di Paceco, Scarcella, è indagato in un’inchiesta antimafia.
L’indagine vede coinvolti anche l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, già arrestato nell’inchiesta “Scrigno”. Scarcella è accusato di aver avuto contatti con il boss di Castellammare Mariano Asaro, che doveva aprire uno studio dentistico a Paceco. Asaro, proprio ieri, si è visto revocato l’ordine di custodia cautelare dal tribunale del Riesame. “Al Comune di Paceco non ci sono problemi”, diceva con convinzione il boss di Castellammare del Golfo Mariano Asaro. Aveva individuato il locale per lo studio odontoiatrico e c'erano delle autorizzazioni da chiedere. Ecco cosa dice Asaro, intercettato, all'interno dell'immobile mentre parla con il nipote Gaspare Chiarenza: " ... non c'è problema al Comune! Non c'è problema al Comune ... al Comune non d sono problemi ... il Sindaco ... al Comune non ci sono problemi... il Sindaco il Sindaco è Dattularo (originario di Dattilo frazione del Comune di Paceco ndr.) Il Sindaco di Paceco è Dattularo ... arrivo lì e gli dico al Sindaco: "com 'è no? E allora facci la variante!"... io non ho problemi con lui... io arrivo lì... Peppe Scarcella ... ».

Il sindaco Scarcella lo riceve il 28 Febbraio 2019 per fornirgli rassicurazioni per un certificato di agibilità in favore del suocero Vito Occhipinti, per un immobile a Dattilo: "Noialtri dobbiamo fare quella cosa che tu mi hai detto .. e la facciamo ..." Poi un altro incontro, l'8 Aprile, nel quale il Sindaco chiama Asaro "Don Mariano" e viene informato da Asaro della prossima apertura dello studio medico: "Noi altri praticamente stiamo aprendo lo studio qui a Paceco .. lo studio dentistico ...". E ancora: "... A me interessa che mi danno la SCIA subito per cominciare a tramezzare altrimenti mi perdo di casa" .


Scarcella ha sempre detto di non aver favorito la mafia. Ma quelle intercettazioni lo mettono in difficoltà.
Non sono tempi felici per i sindaci della provincia di Trapani, ma anche per chi vorrebbe ridiventarlo. Giulia Adamo, ex sindaco di Marsala e ricandidata, è stata condannata a 3 anni e sei mesi per le spese pazze all’Ars.
La fascia tricolore di questi tempi pesa molto.